Auto elettriche PAROLA DI VITA - Maggio 2025
mag 02

Se restare fermi è tornare indietro: dare futuro al lavoro

Francesco Riccardi - da www.avvenire.it - giovedì 1 maggio 2025

È necessario cercare nuovi modi per difendere e accrescere la dignità delle persone. le quattro parole di papa Francesco sul lavoro: «Libero, creativo, partecipativo e soli

C’è un clima sospeso nel Primo Maggio che ci accingiamo a celebrare. Tra il lutto ancora vivo per l’addio a Francesco e la vigilia di una consultazione referendaria che sembra più dividere che non mobilitare e unire i lavoratori. Soprattutto si avverte una sorta di contraddizione. Come se, al giro di boa del primo quarto del nuovo millennio, un cunicolo spazio-temporale ci stesse riportando indietro agli Anni ‘70 del secolo scorso. Con i metalmeccanici da tempo in sciopero per il contratto, l’occupazione sì a livelli record ma impoverita, l’emigrazione fuori dall’Italia. Rivolti indietro, nel tempo e nelle circostanze, proprio quando invece sarebbe necessario guardare avanti, scrutare il futuro per coglierne le opportunità e prevenirne i rischi.

Guardano al passato gli imprenditori che, nella stragrande maggioranza, non hanno saputo innovare il rapporto con i dipendenti, paiono impauriti anche solo a sentir parlare di partecipazione e continuano a privilegiare gli azionisti rispetto ai lavoratori nella divisione dei profitti, con il risultato di aver impoverito i loro stessi dipendenti-clienti. Ma, rivolte al passato, sembrano più ancora le organizzazioni confederali. Divise, più che sulle strategie, sulla natura stessa del sindacato: soggetto contrattuale o di aggregazione politico-sociale più ampia. In ambedue i casi in difficoltà a rappresentare necessità e speranze dei lavoratori. Lo dimostrano da un lato i mancati rinnovi dei contratti nel Pubblico impiego, dall’altro soprattutto la scarsa mobilitazione “dal basso” per i referendum sul lavoro (se alle urne si recherà un numero sufficiente di persone sarà quasi certamente solo grazie all’effetto-traino del quesito sulla cittadinanza agli stranieri).

E proprio la scelta della Cgil di puntare tutto sul totem dei licenziamenti e della reintegra rappresenta plasticamente l’essere “rivolti al passato”. Perché obiettivo del referendum non è solo abrogare parte del Jobs act varato quasi 10 anni fa, ma riportare in piena vita l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori approvato addirittura nel 1970. Come se il mondo del lavoro oggi fosse lo stesso di 55 anni fa. Come se fossero i licenziamenti illegittimi - peraltro non aumentati in maniera significativa nell’ultimo decennio - il problema fondamentale dei lavoratori dipendenti.

Ecco il cunicolo spazio-temporale che ci riporta indietro anziché farci guardare avanti. A un presente e più ancora a un futuro prossimo in cui le sfide non saranno le battaglie nei tribunali per la reintegra di un dipendente licenziato in quella fabbrica o ufficio, ma la tutela della persona sul mercato del lavoro, la garanzia della sua occupabilità. Saranno il diritto a una formazione permanente e a una riqualificazione veloce e costante. La vera sfida sarà soprattutto affrontare l’impatto, ancora in buona parte da comprendere e misurare, dell’Intelligenza Artificiale sull’occupazione. In particolare su quella oggi di fascia media: l’IA cancellerà infatti molte funzioni impiegatizie, nel settore amministrativo e contabile, nei servizi assicurativi e legali, nel marketing e nell’analisi dei dati di livello base, nella gestione dei clienti, solo per citare alcuni dei segmenti su cui si concentrerà il cambiamento. Una “rivoluzione” che, secondo l’Ocse, interesserà oltre il 27% dei posti di lavoro destinati a scomparire o a mutare profondamente.

Pur senza cedere all’allarmismo, c’è dunque la possibilità concreta di un’ulteriore polarizzazione del mondo del lavoro, tra funzioni manuali da un lato, direzione manageriale e creativa dall’altro; tra chi avrà le competenze per affrontare il cambiamento e chi si ritroverà a breve obsoleto e spiazzato. Per evitarlo vanno evitati tanto il neo-luddismo contro il progresso tecnologico, quanto l’illusione che basti qualche legge a difendere i lavoratori. Occorre piuttosto impegnarsi a costruire - governo, sindacati e imprenditori assieme - le condizioni affinché le notevoli opportunità che l’Ia certamente offrirà possano essere accessibili e “sfruttabili” da quante più persone possibile.

Di nuovo, puntando su istruzione e formazione, ma anche immaginando rapporti di lavoro diversi, maggiormente “ibridi” tra autonomia e dipendenza da regolare con poche norme certe e tutele specifiche; aggregazioni di lavoratori in nuove forme cooperative e in rete; servizi di tutoraggio e accompagnamento, orari, remunerazioni e attività da riprogettare.

A una rivoluzione già in atto non si può pensare di reagire con una restaurazione fuori dal tempo. È necessario invece cercare nuovi modi per difendere e accrescere la dignità delle persone. Una traccia fondamentale per questo percorso sta nei quattro aggettivi con cui Francesco ha più volte indicato come debba essere il lavoro: “Libero, creativo, partecipativo e solidale”. Ripartire da questa eredità significherebbe gettare fondamenta solide su cui provare a costruire un nuovo e più giusto mondo del lavoro. E festeggiare un Primo Maggio proiettato al futuro.

© Riproduzione riservata

Pagelines | Design