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L’esonero della Messa, le deportazioni: la Chiesa sta dalla parte dei perseguitati

Giulio Albanese - DA WWW.AVVENIRE.IT venerdì 11 luglio 2025

La decisione del vescovo della California di dispensare dalla funzione chi si sente a rischio di essere arrestato perché immigrato: la sacralità della domenica ma anche dei diritti umani

«Il sabato è per l’uomo, e non l’uomo per il sabato» (Mc 2, 27). È questo il fondamento biblico del decreto emesso da monsignor Alberto Rojas, l’8 luglio scorso, e che tanto scalpore ha suscitato negli Stati Uniti: «Tutti i fedeli della diocesi di San Bernardino (California) che, per timore genuino di misure di controllo dell’immigrazione, non sono in grado di partecipare alla Messa domenicale o alle Messe nei giorni festivi di precetto sono dispensati da tale obbligo, come previsto dal canone 1247».

Sia chiaro: la celebrazione eucaristica domenicale è, per il cristiano, un impegno irrinunciabile, da vivere non solo per assolvere a un precetto, ma come bisogno di una vita cristiana veramente consapevole e coerente. Ciò non toglie che il vescovo californiano si è fatto interprete della condizione persecutoria in cui si trovano alcuni dei fedeli della sua diocesi a seguito delle retate contro gli stranieri compiute dall’Immigration and Customs Enforcement (Ice), l’agenzia federale nata con l’obiettivo di far rispettare le leggi sull’immigrazione all’interno del territorio statunitense e combattere il crimine transnazionale.

Com’è noto, l’Ice, istituita nel 2003, si è trovata quest’anno, per volontà del presidente Donald Trump, a dover operare con un ritmo e con modalità straordinariamente aggressivi. Pertanto, «Riconoscendo che il timore di essere arrestati può costituire un grave impedimento al bene spirituale dei fedeli», l’ordinario di San Bernardino ha concesso «questa dispensa fino a quando non verrà revocata o modificata», come si legge nel documento ufficiale diffuso dalla Curia vescovile di San Bernardino.

Non si tratta comunque di una novità in quanto una decisione simile era già stata adottata lo scorso maggio dalla diocesi di Nashville, nel Tennessee, dove si era registrato un forte calo di fedeli alle messe in lingua spagnola a seguito di controlli operati dall’Ice. Anche in quel caso, l’autorità ecclesiastica locale aveva sottolineato che «nessun cattolico è obbligato a partecipare alla messa domenicale se questo comporta rischi per la propria sicurezza».

La chiave di volta della questione è costituita dalla retta comprensione della “sacralità” del giorno del Signore in una situazione nella quale, come ha dichiarato monsignor Mark Joseph Seitz, presidente della Commissione per i servizi ai migranti e ai rifugiati della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, si verifica la sospensione e il mancato rispetto dei diritti fondamentali che gli Stati Uniti, fin dalla loro fondazione, hanno considerato inalienabili.

«I nostri principi fondamentali - ha dichiarato in questi giorni il presule ai media vaticani - vengono ignorati quando interi gruppi di persone diventano oggetto di una profilazione razziale». Sta di fatto che la comunità ecclesiale non può restare indifferente nel momento in cui s’intende affermare, pianificandole e redendole poi attuative, le deportazioni di massa senza che vi sia alcuna garanzia. D’altronde, se si è giunti nella diocesi di San Bernardino ad applicare il regime dell’esonero e della dispensa attraverso la specifica attribuzione di potestà da parte dell’ordinario locale, è perché non solo s’intende salvaguardare l’incolumità di quei fedeli che potrebbero essere oggetto di vessazioni, ma anche in forza del carattere ecclesiastico del decreto che comunque non esclude la tutela del giorno del Signore.

Il fatto stesso che monsignor Rojas abbia incoraggiato pratiche spirituali alternative lo conferma. «Coloro che sono dispensati dalla partecipazione alla Messa - si legge nel decreto - sono incoraggiati a mantenere la propria comunione spirituale con Cristo e la Sua Chiesa attraverso atti di preghiera personale, la lettura della Sacra Scrittura o la partecipazione a devozioni come il Rosario o la Divina Misericordia. Ove possibile, i fedeli possono anche partecipare alle Messe trasmesse in televisione o online dalla diocesi o da altre fonti cattoliche autorevoli». Se da una parte è innegabile quanto scrisse Sant’Ignazio di Antiochia, descrivendo i cristiani come coloro che vivono «secondo la domenica» (Lettera ai cristiani di Magnesia, pagina IX,1); dall’altra è innegabile che oggi il sacrificio eucaristico si manifesti nella condizione persecutoria di tanta umanità dolente relegata nei bassifondi della storia contemporanea.

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