Il mondo in San Pietro, l’addio al Papa L’Arcivescovo Piero Marini
apr 25

da www.avvenire.it del 25 aprile 2025

Il mondo in San Pietro, l’addio al Papa che ci ha chiesto di cambiarlo

Care amiche e cari amici,
pochi minuti fa sono state chiuse le porte della Basilica di San Pietro: oltre 250mila persone hanno reso il loro omaggio alla salma di Francesco, che in questi minuti viene chiusa e preparata per i funerali di domani mattina sul sagrato. Sarà un evento straordinario, non solo per la partecipazione popolare che si annuncia enorme: in piazza, davanti alla bara del Papa degli ultimi, sfileranno anche 182 delegazioni in rappresentanza dei Paesi di tutto il mondo. Tra cui molti, purtroppo, sono protagonisti di sanguinose guerre e aspri contrasti. È un’illusione, ripetono gli analisti, pensare che l’occasione possa risultare propizia per riaprire uno spiraglio di dialogo almeno su qualche tavolo, da quello del conflitto in Ucraina fino al muro contro muro tra America, Europa e Cina sui dazi, ma Francesco avrebbe risposto di non arrendersi nemmeno davanti all’evidenza, di continuare a sperare e a sognare: «Sogna! Non avere paura di sognare - le sue parole in un’indimenticabile catechesi -. Sogna! Sogna un mondo che ancora non si vede, ma che di certo arriverà». Il Papa quel sogno di cambiamento l’ha testimoniato con la sua vita e ce l’ha consegnato come un’eredità e una missione. Su Avvenire di domani, in edicola e sullo sfogliatore digitale, troverete ancora numerosi approfondimenti sulla potenza del suo magistero e sul segno che ha lasciato nelle persone: le testimonianze raccolte dai nostri inviati su chi si è messo in viaggio per raggiungere Roma, il racconto dei funerali, il reportage da Bunenos Aires sulle condizioni di vita dei cartoneros, con cui il Papa aveva un rapporto speciale, e dei clochard di piazza San Pietro, che ora temono d’essere cacciati via, il confronto tra Francesco e l’islam, gli ultimi mesi di convivenza con la malattia.
LA RIFLESSIONE di Eraldo Affinati
Cosa muove quella moltitudine in fila (e in viaggio) per Francesco
È stato un esempio, in un mondo senza abbastanza esempi. È stato uno che parlava chiaro, senza mandarle a dire. È stato sorriso, commozione, risate, è stato sguardi torvi, voce che si faceva severa, rimprovero. È stato padre, nonno, fratello, e anche Papa, certo. Forse è per questo che la gente in queste ore, dai giovani agli anziani, dai ricchi ai poveri, dai manager alle cameriere, hanno sentito il bisogno di mettersi in cammino, di andare a rendergli omaggio. C’era una coerenza tra parole e gesti, in Francesco, apprezzata anche da chi si dichiara ateo. Un impatto che è andato oltre le categorie religiose e politiche. Il suo messaggio aveva una forza profetica, capace di scuotere le coscienze, come spiega in questa riflessione lo scrittore e insegnante Eraldo Affinati.
IL GESTO di Agnese Palmucci
Lorenzo e gli altri, i giovani di Azione Cattolica che hanno vegliato il Papa

Accanto al Papa, sempre. In questi giorni 75 giovani di Azione Cattolica, arrivati a Roma in poche ore da tutta Italia, hanno continuato l’antica tradizione, nata nel 1881, dei loro predecessori del circolo San Pietro e della Gioventù di Azione cattolica di Roma, vegliando la salma del Papa. Agnese Palmucci racconta l’origine di questa tradizione e le storie di chi in queste ore si è alternato in Basilica.
LA CURIOSITÀ
Il cardinale
che ha fatto
il viaggio più lungo
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IL TEMA di Maurizio Faggioni
Aborto, eutanasia, maternità surrogata: la bioetica di Francesco
Un tema ricorrente assai più di quanto possa apparire: la vita umana è stato uno degli assi portanti del magistero di papa Francesco perché il rispetto della sua piena dignità in ogni condizione, età e stato è la chiave per i diritti che spettano alla persona umana in quanto tale. La “bioetica di Francesco” merita uno sguardo attento per comprendere l’intera eredità del Papa sulla nostra umanità. Aborto, fine vita, condizioni che sembrano giustificare lo “scarto” della vita perché malata, disabile o non ancora nata, ma anche la maternità surrogata: tutto rientra nella “ecologia integrale”, una visione della persona che parte dalla sacralità della sua vita come dono di Dio. Con padre Maurizio Faggioni, autorevolissimo bioeticista, esploriamo questo aspetto decisivo degli insegnamenti di Francesco. Con padre Maurizio Faggioni, autorevolissimo bioeticista, esploriamo questo aspetto decisivo degli insegnamenti di Bergoglio.
I LAICI di Gianni Santamaria
Il filologo Dionigi: «Era il Papa del “cum”. E sapeva usare parole vive»
«Autorità, politici, capi di Stato, da rettore ne ho conosciuti parecchi: parlavano con me, ma si vedeva che con la testa erano altrove. Lui no, quando gli ho parlato avevo proprio l’impressione che fosse lì per me, mi ascoltasse». Così il filologo classico Ivano Dionigi - già rettore dell’Università di Bologna e dal 2012 al 2022 presidente della Pontificia Accademia di latinità - ricorda papa Francesco. «Adesso sento dire che “ci vorrebbe un profilo sinodale” o altro. Sono discorsi inutili. Francesco è stato, per dirla con Hegel, un “individuo cosmico storico”, uno che sta nei tornanti della storia e li piega. È inutile scimmiottarlo. Chi gli succederà avrà tra i principali oneri proprio quello del linguaggio. Non potrà ripetere quello di Francesco, ma non potrà neanche tornare a parole usurate. Il retore romano Frontone direbbe ai “verba obvia”, che si trovano - inerti - sulla strada. Invece vanno adoperati i “verba optima”, le parole migliori, che hanno significato. Francesco ha usato parole animate e non cadaveriche. In questo mondo connesso e globalizzato ha conquistato tutti con un “buonasera” e con l’immagine del Papa preso “alla fine del mondo”. Ha cambiato lo scenario per noi, abituati a realtà di cortile, italocentriche ed eurocentriche».

STO VENENDO A ROMA PER TE

CIAO, NONNO!

Caro papa Francesco, sto venendo a Roma con mio papà e mia mamma per salutarti: ci tengo tanto! Mi sei stato vicino personalmente nei momenti difficili legati alla mia disabilità. Mi raccomandavi di cogliere tutto il bene che la famiglia e gli amici mi vogliono, ricordandomi che «Da soli non si va da nessuna parte!». Il tuo esempio e il tuo calore mi hanno rincuorato e mi hanno fatto guardare avanti consapevole che, nonostante tutto, la vita è sempre degna di essere vissuta. Ciao nonno!

La lettera di Davide, 18enne disabile, scritta il 25 aprile 2025

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