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lug 05

Ho mal di gola, e adesso? La guida alle vacanze col Covid

Viviana Daloiso -da www.avvenire.it martedì 5 luglio 2022

Sintomi, tamponi, spostamenti, mascherine: ecco le informazione utili per capire cosa sta accadendo e per provare a mettere al sicuro le proprie ferie

Con oltre un milione di italiani chiusi in casa, nel bel mezzo di luglio, il Covid è già candidato a diventare il tormentone dell’estate. Ed è difficile ora immaginare quello che succederà di qui ad agosto, visto che la curva della pandemia è in piena crescita (in 7 giorni tutti i parametri sono cresciuti del 50%) e a fare da argine ai contagi non ci sono di fatto più misure obbligatorie, ma solo raccomandazioni e appelli alla responsabilità individuale. Ecco una serie di indicazioni che possono essere allora utili a capire quello che sta avvenendo, come comportarsi e come provare a mettere al sicuro le vacanze programmate.

Ho mal di gola e sono raffreddato, è Covid?

I sintomi della sottovariante che al momento è più diffusa nel nostro Paese (Omicron 5, responsabile secondo le ultime stime di 6 casi su 10) sono quasi sempre questi: forte mal di gola, tosse e raffreddore, febbriciattola o febbre, anche alta i primi giorni. È la stessa sintomatologia che si presenta per il classico colpo di freddo, magari causato dall’aria condizionata, che combinata col caldo straordinario di questi giorni può effettivamente creare problemi. Il consiglio è comunque quello di effettuare sempre il tampone: Omicron 5 è oltremodo contagiosa e il rischio da escludere è quello di farla correre in casa, soprattutto se si ha in programma di trascorrere una parte delle vacanze coi propri cari più anziani, magari fragili. Il tampone andrebbe effettuato da tutti in famiglia, anche per escludere (come molto frequentemente accade in questa fase) che si sia sviluppato un focolaio, con bambini e ragazzi del tutto asintomatici.

Che rischi corro se mi sono ammalato? Febbre e tosse devono preoccuparmi?

La differenza la fanno i vaccini, l’età e la condizione di salute.

Per quanto riguarda i vaccini, la protezione di questi ultimi durante il periodo di prevalenza della variante Omicron, cioè dopo il 3 gennaio scorso, si dimostra elevata secondo i dati dell’ultimo Report esteso dell’Istituto superiore di sanità, con un’efficacia del 68% di prevenire la malattia severa nei casi vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni. Dato che si conferma quasi allo stesso livello, 68%, nei casi con ciclo completo di vaccinazione da 91120 giorni. E che sale al 70% in chi ha completato il ciclo da oltre 120 giorni, fino ad arrivare all’87% nei vaccinati con booster. Nel prevenire il contagio è pari al 39% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, 31% tra i 91120 giorni, e 46% oltre 120 giorni dal completamento del ciclo o pari al 53% con dose booster. I sintomi del Covid, di cui in ogni caso è sempre bene parlare col proprio medico di base, non devono dunque preoccupare finché non si presentano serie difficoltà respiratorie: può essere utile, in questo caso, disporre di un saturimetro e tenere d’occhio quotidianemente l’ossigenazione. Gli studi finora disponibili su Omicron escludono che il virus sia in grado di scendere oltre le alte vie respiratorie e generare polmoniti. Un dato confermato nei giorni scorsi anche da numerosi primari di ospedali, dove è diventato rarissimo incontrare polmoniti intersiziali da Covid.

Al crescere dell’età, tuttavia, cresce anche il rischio che il Covid nella sua sottovariante più blanda possa creare problemi. Non a caso ricoveri e mortalità coinvolgono nella quasi totalità dei casi over 60 e over 70, mentre l’età media dei decessi è attorno agli 80 anni. Se si è anziani, e soprattutto se si soffre di altre patologie (cardiocircolatorie, respiratorie, ma anche se si è in forte sovrappeso) occorre restare in contatto costante col proprio medico curante e informarlo immediatamente del contagio, così da lasciare aperta anche la possibilità di utilizzare antivirali o anticorpi monoclonali, che possono alleviare il decorso della malattia sole se assunti nei primi 5 giorni di malattia.

Posso riammalarmi anche se ho già avuto il Covid?

Sì, le reinfezioni da Covid sono in forte aumento sempre secondo l’ultimo Report dell’Iss. A essere più colpiti secondo i dati degli esperti sono innanzitutto i non vaccinati, oltre che le donne, gli operatori sanitari e i soggetti che si sono sottoposti al vaccino da oltre quattro mesi. Dal 24 agosto 2021 sono stati segnalati 587.347 casi di reinfezione, pari al 4% del totale dei casi notificati. Nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati risulta pari al 9,5%, in aumento rispetto alla settimana precedente.

Non esistono casistiche o tempistiche certe sui tempi della reinfezione. In linea teorica la probabilità di reinfettarsi è più alta se si è contratto il Covid in una variante diversa da Omicron, cioè prima di gennaio. Ma risultano numerosi anche i casi di reinfezione a breve distanza, con Omicron e poi una delle sue sottovarianti.

La mascherina serve ancora? Devo usarla in vacanza, e quando? ​

La mascherina serve, eccome. In particolar modo la Ffp2, che non a caso è rimasta obbligatoria sui mezzi pubblici, dove è spesso impossibile mantenere il distanziamento dalle persone. Considerata la straordinaria contagiosità di Omicron 5, andrebbe indossata sempre nei luoghi al chiuso (da cui invece è quasi del tutto scomparsa) e anche all’aperto, ma solo in caso di assembramenti, concerti, eventi in cui incrociamo tanta gente che non appartiene alla cerchia stretta dei nostri contatti o sul luogo di lavoro, quando ci si sposta dalla propria postazione e se si lavora a stretto contatto con i colleghi. Se si ha in programma un viaggio e sono già stati prenotati biglietti e strutture, da una settimana prima della partenza sarebbe il caso di utilizzare la mascherina con costanza e attenzione, evitando il più possibile contatti stretti non protetti.

Come devo comportarmi se risulto positivo e ho prenotato una vacanza?

Naturalmente la vacanza va rimandata, anche perché (oltre al fatto che rischiamo di contagiare altre persone) si potrebbe ammalare qualcun altro della nostra famiglia quando siamo già in viaggio o, peggio, mentre ci troviamo all’estero, dove magari vigono altre regole rispetto a quelle italiane.

Il Codacons, l’associazione che tutela i consumatori, ha appena approntato un utile vademecum per chi si trovasse in questa spiacevole situazione. «In base alle regole del Codice civile la sopraggiunta impossibilità di usufruire della prestazione concordata e pagata, per motivi di necessità o forza maggiore, prevede il rimborso obbligatorio da parte del fornitore - vi si spiega -. Una regola valida nel caso in cui non si possa usufruire di trasporti, soggiorni, pacchetti vacanza e altri servizi già acquistati». Ecco perché occorre subito «chiamare le strutture ricettive, agenzie di prenotazioni, tour operator o agenzia di viaggi presso cui abbiamo acquistato i servizi, aprendo una segnalazione sulla malattia allegando l’esito del tampone e certificato medico, e avviare la richiesta di rimborso».

Se invece si fosse prenotato un volo, occorre seguire quanto riportato sui siti delle diverse società: in caso di positività al Covid in ogni caso «il passeggero ha diritto al rimborso del costo del biglietto aereo nello stesso mezzo di pagamento utilizzato in occasione dell’acquisto».

Devo tamponarmi per sicurezza prima della partenza?

Non è richiesto, soprattutto se si viaggia all’interno dei confini nazionali, dove non viene più chiesto a nessuno né il tampone negativo né tantomeno il Green pass.

Ma non vale lo stesso per altri Paesi europei: alcuni richiedono ancora la prova della vaccinazione o, in alternativa, un tampone effettuato nelle ultime ore. Prima di prenotare, quindi, occore verificare di cosa c’è bisogno, soprattutto se si viaggia con figli piccoli, magari non vaccinati. Inoltre alcuni Paesi richiedono ancora la compilazione di un documento (il Passenger Locator Form, il PLF). Lo stesso vale per recarsi al di fuori dell’Europa: nella maggior parte dei paesi africanisudamericani non è richiesto alcun documento, mentre per recarsi negli Stati Uniti non è più necessario un tampone, ma è ancora richiesta la vaccinazione completa per tutti i maggiori di 18 anni. Lo stesso vale per Canada, Australia e Nuova Zelanda, che richiedono ancora il certificato verde.

Tutte le informazioni utili e aggiornate sono a disposizione sul sito della Farnesina, insieme alle Faq più comuni e sul sito apposito ViaggiareSicuri.

Come comportarsi con gli animali?

Nel corso della pandemia sono stati notificati in diversi Paesi positività per Sars-CoV-2 in animali sia allevati che domestici. Evidenze epidemiologiche dimostrano che felini (gatti domestici e selvatici) e cani sono risultati positivi al test per Sars-CoV-2 a seguito del contatto con persone infette da Covid-19 e proprio di qualche giorno fa è la notizia che un gatto ha per la prima volta trasmesso il Covid a un uomo. Alcuni gatti hanno mostrato anche i segni clinici di malattia. Nonostante ciò non risulta che i felini o i cani giochino un ruolo nella diffusione della malattia.

Esistono comunque regole specifiche di comportamento per mettere al sicuro anche gli amici a quattro zampe: il ministero della Salute le ha messe nero su bianco in una pagina apposita, dove è possibile recuperare tutte le informazioni necessarie per spostarsi in sicurezza anche con loro.

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