Il parterre
ago 25

Le torri e i megacantieri: Milano un mese dopo resta in attesa di giudizio

Simone Marcer, Milano lunedì 25 agosto 2025- da www.avvenire.it

L’attesa delle motivazioni del tribunale del Riesame, che ha bocciato tutte e sei le misure cautelari, l’accorpamento dei 3 filoni d’indagine e il nuovo slancio dopo l’esame dei telefoni sequestrati

Finché non saranno depositate le motivazioni, è difficile valutare nel merito quanto e dove la decisione del Riesame possa veramente impattare sull’inchiesta deflagrata poco più di un mese fa. Di certo è una tappa che può contribuire ad abbassare i toni di una vicenda che, come era facile prevedere, ha suscitato molta attenzione e ispirato letture a tinte forti, alimentando una deriva sensazionalistica in cui si finisce per perdere di vista il nocciolo della questione. Che sono Milano e il suo recente percorso di crescita non solo urbanistica ma anche economica e reputazionale, un processo talmente rapido da sembrare fuori controllo. Come aveva invitato l’arcivescovo Delpini nell’intervista che ha ispirato tanto anche Manfredi Catella, serve più sostanza e meno forma, più lavoro e meno ossessione per la «ribalta», che si tratti di giudici, imprenditori o operatori dell’informazione. Perché Milano con tutto il suo patrimonio di energie sane ha bisogno e al tempo stesso merita un processo che faccia finalmete chiarezza su quanto è accaduto e non dovrà più accadere dentro a una trasformazione che - lecitamente o meno - ha giovato solo ad alcuni.

Nessuno vede l’elefante finché non gli entra in casa. Come è successo ai condomini di piazza Aspromonte 13, a Milano, che si sono visti spuntare un edificio di 7 piani (27 metri) in un cortile. Hidden Garden, il giardino nascosto: un nome azzeccato per il progetto che il 13 luglio 2022, fu oggetto di un esposto dei residenti, che diede il via all’attuale inchiesta. Una palla di neve che in questi tre anni è diventata una valanga. Dai primi tre cantieri - Aspromonte, Torre Milano, e Park Towers di Crescenzago - si arrivò, nel giro di un anno, a una dozzina di inchieste per altrettanti progetti. E oggi non c’è praticamente grande opera né piano di rigenerazione urbana, nel capoluogo, che non sia finito sotto il faro della Procura: dallo stadio di San Siro all’ex-Trotto, dal Villaggio Olimpico di Scalo Romana all’Arena di Santa Giulia e al complesso residenziale Salomone, che sorgerà al posto del vecchio magazzino della Ricordi (altro nome evocativo, in questo caso della Milano che fu).

Inutile contare quanti sono: dal 31 luglio scorso, quando è stata fatta la richiesta di misure cautelari (revocate) sono arrivate decine di segnalazioni al giorno e per riuscire a controllare tutto, secondo un investigatore, occorrerebbe che l’intera procura di Milano lavorasse sull’urbanistica. Qualche indagato è sempre lo stesso dall’inizio, come Andrea Bezziccheri, patron (autosospesosi dalle cariche) di Bluestone, società committente del progetto di piazza Aspromonte e delle Park Towers, rinviato a giudizio per quest’ultimo progetto, nonché tra i sei indagati per corruzione nell’attuale indagine. O come Andrea Scandurra, architetto della commissione Paesaggio, anch’egli tra i sei indagati, recentemente tornati in libertà dopo la revoca dei domiciliari da parte del Riesame, e anch’egli coinvolto negli stessi due progetti edilizi di Bezziccheri. Qualcuno è entrato separatamente, come l’architetto Stefano Boeri, indagato per la Beic (la Biblioteca europea d’informazione e cultura) e poi coinvolto nell’attuale indagine. In generale i nomi più recenti sono anche i più pesanti, come il ceo di Coima, Manfredi Catella. O come il sindaco Beppe Sala, indagato per induzione indebita. A testimonianza di come l’indagine sia progressivamente salita di livello.

Se prima i reati contestati erano perlopiù abusi edilizi e lottizzazioni abusive, ora i pm Clerici, Filippini e Petruzzella, con l’aggiunta Tiziana Siciliano, contestano la corruzione. Se nel caso delle prime inchieste il sistema era quello di far passare dei nuovi edifici per interventi di ristrutturazione (con conseguente danno erariale per il Comune, e anche con la possibilità teorica di truffare sul bonus ristrutturazioni), ora si parla di parcelle versate dai grandi gruppi immobiliari per far passare i loro progetti e per dirigere di fatto (questo contesta la Procura) l’urbanistica milanese; di accordi di partenariato pubblico privato, di «spolverate di edilizia sociale» per giustificare tali accordi, e di studentati convenzionati a mille euro al mese, che tuttavia non sarebbero ancora sufficienti per coprire i costi.

In ogni caso, cuore di questo sistema è sempre stata la commissione Paesaggio del Comune. Per capire il livello di arbitrio e i conflitti di interesse al suo interno, il gip Mattia Fiorentini cita l’iter di un progetto, quello della torre di via Calvino, detta anche Torre Futura, bocciata in commissione con termini dispregiativi (opera «deturpativa» e «imbarazzante») quando venne presentata da un architetto fuori dal giro. Lo stesso progetto, ulteriormente innalzato, ma presentato dal componente della commissione Scandurra (in conflitto d’interessi), ricevette l’encomio di «Land-mark in grado di dialogare a distanza con i capisaldi del paesaggio urbano contemporaneo». Commissione che oggi non esiste più, azzerata dalle inchieste e le cui funzioni sono delegate allo stesso organo, ma della Città metropolitana (l’ex Provincia di Milano). Il quale, ingolfato com’è di pratiche in sospeso, può limitarsi solo all’ordinaria amministrazione. Un effetto collaterale dell’inchiesta è la sindrome della penna di piombo che a Milano ha contagiato i funzionari pubblici; ovvero un forte rallentamento delle autorizzazioni causato dal timore delle indagini.

Un altro, più grave ancora, è quello delle “famiglie sospese”, che hanno comprato casa in immobili sequestrati o tramite progetti stoppati o congelati. Non tutti i cantieri oggetto di indagini sono stati sequestrati, ma le Park Towers a Crescenzago, le Residenze Lac davanti al Parco delle Cave, lo Scalo House in via Farini, per citare i tre più importanti, sono tra questi. Il comitato “Famiglie sospese, vite in attesa” conta più di 1.600 persone e fa una stima di circa 4.500 famiglie rimaste senza casa per un blocco complessivo a 150 tra progetti e cantieri. Questa è una vicenda che è incominciata con un comitato di residenti che si è trovato un palazzo di oltre 25 metri davanti alla finestra e che finisce con un altro comitato di residenti che si è ritrovato senza l’appartamento acquistato (a caro prezzo) in quel palazzo.

Dopo la bocciatura delle misure cautelari da parte del Riesame, l’inchiesta ora è in stand-by. Il primo passaggio è costituito dalle motivazioni della revoca dei domiciliari: una cosa è se il Riesame non ha riconosciuto le esigenze cautelari (pericolo di fuga, di reiterazione, pericolosità sociale), altra cosa sarebbe se non ravvisasse indizi di corruzione.

Nel frattempo il lavoro degli inquirenti prosegue riordinando un’indagine già ora molto articolata, ma che potrebbe diventare un vero monstre quando la Gdf comincerà a mettere mano sugli ultimi telefoni sequestrati a fine luglio nelle 24 perquisizioni. Già ora ci sono diversi filoni che dovranno essere accorpati. Per capire come si espanderà l’inchiesta basta voltarsi indietro a controllare com’è arrivata fin qui. Con le indagini sulla prima dozzina di torri, da settembre al 24 novembre 2024 la Procura ha effettuato alcune intercettazioni. Tra le conversazioni ascoltate quelle di Marco Cerri, architetto e libero professionista, e di Giovanni Oggioni, direttore dello sportello unico Edilizia del Comune fino al 2021, e vice presidente della commissione Paesaggio. Sono i due che cercheranno di fare il Salvamilano, chiamato pomposamente “interpretazione autentica della norma”. Cerri “scese” a Roma per fare lobbying con i parlamentari Tommaso Foti e Maurizio Lupi. Così si è resa necessaria una prima discovery nel marzo scorso: per stoppare quello che la Procura considera un reato sotto forma di lobbismo. Oggioni era stato arrestato per tentata concussione ed è tuttora sottoposto all’obbligo di firma.

La giunta Sala ebbe una prima scossa, con le dimissioni dell’assessore alla Casa, Guido Bardelli (peraltro non indagato). «Nel breve periodo delle intercettazioni telefoniche svolte - interrotte perché si era arrivati in Parlamento (ndr) - emergevano con maggiore evidenza i legami tra tali uffici (comunali), assessori e alcuni studi di avvocati amministrativisti, essenziali al sistema (come la Ada Lucia De Cesaris, ex assessora all’Urbanistica della giunta Pisapia)», si legge nell’ordinanza cautelare. Dal telefono di Giuseppe Marinoni (commissione Paesaggio) gli investigatori arrivano all’assessore Giancarlo Tancredi (anche lui dimessosi) e al vero contenuto della delibera di giunta sui cosiddetti nodi di Milano, un patrocinio del Comune allo studio Marinoni, «su un intervento incentrato sulla abnorme consistenza volumetrica residenziale», da 100mila metri quadri per ognuna delle nove zone periferiche di Milano (i nodi) la cui «vera funzione era di attrarre e trascinare come partner, in un lucrativo giro di affari, i rappresentanti di gruppi dell’investimento immobiliare, come Nhood, EuroMilano, Unipol, LeandLease, Coima, Hines, Carfin92 e di Atm e delle società ferroviarie (funzionali all’ampliamento e alla realizzazione di stazioni, che innalzano la rendita posizionale degli immobili da vendere)».

© Riproduzione riservata

Pagelines | Design