Per la salute dei nostri figli è l’ora di educazione e regole
di Rete dei Patti Digitali, Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, firmatari della petizione Novara-Pellai
La lettera aperta alla Presidente del Consiglio per chiedere di introdurre una “maggiore età digitale” e promuovere piani di educazione all’uso della tecnologia
27 ottobre 2025 - da www.avvenire.it
Gentile Presidente Meloni,
sono ormai numerose le ricerche che confermano, con dovizia di dati e solidi argomenti, come l’accesso precoce e non regolamentato agli smartphone e ai social media sia dannoso per bambini e adolescenti e abbia un impatto negativo sulla sfera cognitiva, emotiva e della salute. Le esperienze di insegnanti e genitori confermano in maniera esplicita questo quadro. Le norme vigenti attualmente stabiliscono i 14 anni come età minima per l’accesso ai social media in autonomia (GDPR) e alle piattaforme di IA (l. 132 del 2025). Tuttavia, la giusta preoccupazione legata alla privacy di queste norme non basta a chiarire ai cittadini la rilevanza di tale età minima anche per ragioni educative e di salute pubblica. Inoltre, l’assenza nelle piattaforme di una modalità per esprimere il consenso da parte dei genitori dei minori di 14 anni (previsto dalle stesse leggi), le rende poco attuabili nella vita concreta delle famiglie. Le misure prese dalle piattaforme social per contrastare il fenomeno - animate senz’altro anche da buone intenzioni -, con la messa in campo di sistemi di parental control e di altre funzionalità di protezione insieme a tecniche di verifica dell’età di chi si collega, non si sono rivelate sufficienti ad affrontare un fenomeno che, in Italia e ovunque nel mondo, sta assumendo le dimensioni di una vera emergenza di salute pubblica con ricadute importanti sul benessere emotivo, cognitivo e socio-relazionale dei minori. I social media continuano a essere frequentati da - troppi - bambini e preadolescenti, ancora sprovvisti della sufficiente maturità affettiva e psichica per farne un uso consapevole e sano. La situazione è resa ancor più critica dalla rapidissima diffusione dei sistemi di Intelligenza Artificiale, che si stanno configurando come veri e propri “amici virtuali” di bambini e adolescenti, arrivando a instaurare con loro relazioni profonde ed esclusive, spesso sostitutive di rapporti nel mondo reale, a volte con esiti tragici. Lo documentano vari casi di suicidi adolescenziali avvenuti negli Stati Uniti dopo periodi di intense relazioni con chatbot, all’insaputa dei genitori e di tutti gli adulti di riferimento. Non vogliamo che questa deriva possa diventare inarrestabile perché non governata per tempo. Le famiglie si ritrovano spesso disorientate di fronte alla decisione su quando e come dare accesso al proprio figlio/a ai social media, e in generale alle piattaforme commerciali, in modo autonomo. Sono altissime le pressioni dei coetanei, della società, del mercato, a volte anche della scuola. Non è affatto facile mantenere salda la convinzione di promuovere un approccio graduale alle tecnologie e ai servizi digitali, che tenga conto delle fasi dello sviluppo cognitivo ed emozionale, come ci suggerisce un sempre più ampio numero di esperti. Gli scriventi rappresentano la rete dei Patti Digitali (più di 10.000 famiglie impegnate attivamente in accordi sulla gradualità digitale a livello locale), il Forum Nazionale delle Associazioni Familiari (circa 4 milioni di famiglie aderenti alle associazioni rappresentate) e i quasi 105.000 cittadini che hanno firmato negli scorsi mesi la petizione promossa da Daniele Novara e Alberto Pellai, che chiedeva un limite di età per smartphone e social.
Dialogando in tutta Italia con un grandissimo numero di genitori, insegnanti e figure educative, negli incontri che a ritmo crescente ci viene chiesto di animare, osserviamo che sono in aumento le famiglie, le scuole, le società sportive, le associazioni socio-culturali, gli oratori e anche le amministrazioni locali che hanno deciso di non stare più a guardare ma che responsabilmente e in modo coeso decidono di agire con vere e proprie alleanze educative dal basso, anche stipulando “patti digitali di comunità” per accordarsi su alcune semplici regole d’uso della tecnologia e dei social e impegnarsi per rispettarle insieme. È proprio da queste reti che ci giunge molto chiara una richiesta alla politica perché si arrivi a una legge che introduca una esplicita indicazione di “maggiore età digitale”. Questo chiarirebbe alle famiglie e alle altre agenzie educative quale gradualità è opportuna per le diverse esperienze digitali. Toglierebbe forza a quella pressione sociale per cui - anche se alcuni usi precoci sono chiaramente percepiti come dannosi - non si può evitarli perché i figli rimarrebbero esclusi. Occorre inoltre promuovere - anche con ampie campagne di comunicazione su scala nazionale - l’educazione all’uso consapevole del digitale per tutte le età, in particolare formando chi a vario titolo lavora con l’infanzia (educatori, insegnanti, pediatri, dirigenti scolastici). Infine, questa norma aiuterebbe a promuovere delle e-policy anche nelle scuole, in particolare per ciò che riguarda la pratica di assegnare compiti online a casa già dalla scuola primaria e secondaria di I grado, pratica che mette in difficoltà le famiglie delle nostre reti costringendo a scegliere tra connessione permanente dei bambini (se li si lascia soli davanti agli schermi) e ridotto sviluppo della loro autonomia (se si decide di intermediare tutto). Le convergenti proposte Madia (Camera) e Mennuni (Senato) sono un esempio bipartisan di sforzo in questa direzione, e da qui chiediamo di partire per portare a casa nei tempi più brevi possibili un risultato che possa supportare gli sforzi di molte famiglie che provano, pur controcorrente, a costruire una gradualità digitale coerente con le fasi di sviluppo dei loro figli. Se è vero che anzitutto le famiglie hanno grandi responsabilità nel favorire un uso sano della tecnologia al loro interno, è però innegabile che occorre un profondo cambiamento culturale, che metta al centro la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. I tempi sono maturi per questo cambiamento, ne siamo testimoni. E siamo convinti che un intervento legislativo avrebbe il merito ora di renderlo davvero possibile. Per il bene dei nostri figli.
La rete dei Patti Digitali
Il Forum Nazionale delle Associazioni Familiari
I 105.000 firmatari della petizione Novara-Pellai
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenti recenti