«L’Assunta? Proclama la dignità del corpo. E ogni violenza è sacrilegio»
Lorenzo Rosoli - da www.avvenire.it - venerdì 15 agosto 2025
Lucia Vantini, teologa: «Maria è maestra di speranza. Il dogma dell’Assunzione, proclamato 75 anni fa da Pio XII, dice che la vocazione umana non è la fuga dalla materia ma la sua trasfigurazione»
«Se il corpo di Maria è riconosciuto come degno della gloria celeste, allora ogni forma di violenza perpetrata contro i corpi umani, specialmente quelli femminili, costituisce non solo un crimine ma un vero sacrilegio», scandisce la teologa Lucia Vantini. Sono trascorsi 75 anni dalla proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria da parte di Pio XII. Era il 1950: anno giubilare, come questo 2025. Si tratta, ad oggi, dell’ultimo dogma proclamato dalla Chiesa cattolica. Nel quale si riconosce una verità di fede che da secoli aveva messo radici nel cuore dei credenti. Quanto questa verità sia illuminante e dirompente - anche - per le donne e gli uomini del nostro tempo, lo spiega in questa intervista la delegata episcopale per la Prossimità nella diocesi di Verona, già presidente del Coordinamento teologhe italiane.
Innanzitutto: “dogma” è una parola che sembra non avere cittadinanza nella cultura e nella società d’oggi. Perché la Chiesa sente la “necessità” di definire dei dogmi?
«I dogmi vengono spesso percepiti come imposizioni rigide, ma per la Chiesa cattolica rappresentano punti di riferimento importanti per preservare una storia che porta con sé una promessa di vita buona. Possiamo immaginare questa storia come un fiume vivo che ha il Vangelo come sorgente, che scorre nel suo letto raccogliendo detriti lungo il cammino ma che comunque procede verso il mare grazie al vento dello Spirito. In questa raffigurazione, i dogmi fungono da argini che segnano il percorso del fiume, affinché l’acqua rimanga trasparente, riconoscibile e accogliente. Sono strumenti che aiutano a non perdere la direzione mentre la comprensione della fede continua ad approfondirsi nel tempo. La formazione di questi “argini” segue dinamiche diverse. La maggior parte dei dogmi cristiani è nata come risposta a controversie su questioni essenziali della fede: chi è Gesù Cristo e in che senso può dirsi umano e divino, come accade la salvezza. La Chiesa si è impegnata a tracciare confini chiari, non per limitare, ma per custodire il corso del Vangelo nella storia».
E i due dogmi mariani dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione?
«Non provengono da dispute teologiche e dunque non sono provocati da tensioni nella comunità. Essi sono invece il frutto di decisioni magisteriali della Chiesa cattolica in attento ascolto delle devozioni popolari ispirate alla figura di Maria. Seppure con questa distinzione, i dogmi sono frammenti ineludibili della tradizione cristiana cattolica. Tuttavia, come gli argini di un fiume, essi vincolano solo coloro che desiderano immergersi nella comunione ecclesiale, nella consapevolezza che l’essenziale è l’acqua che scorre, la sorgente da cui proviene e l’immensità del mare a cui conduce senza scomparire. Il paradosso è che frequentemente sono proprio i cattolici a irrigidire i dogmi, trasformandoli in formule da difendere piuttosto che in vie verso il mistero di Dio. Quando questo accade, i dogmi cessano di essere strumenti di comunione e diventano massi isolati e perfino barriere che separano, perdendo la loro funzione originaria di custodire e trasmettere la bellezza del Vangelo. Il rischio è di concentrarsi esclusivamente sulla lettera, dimenticando lo spirito e il senso che dovrebbero animare ogni formulazione dottrinale».
Accostiamoci dunque al dogma dell’Assunzione. Che cosa dice di Maria ai credenti?
«Il dogma dell’Assunzione, proclamato da Pio XII nel 1950, afferma che Maria “fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Nonostante il linguaggio inevitabilmente datato, possiamo ragionare su chi sia Maria come persona, su quale verità ci riveli e a quale vocazione ci chiami. Sul piano della persona, questo dogma ci presenta Maria come una donna dalla eccezionale umanità, in quanto è colei che tiene insieme il lato ordinario e quello straordinario della vita. Maria è umana come noi: non è una dea, non è una figura mitologica né un’immagine del femminile ideale. Se così fosse, il dogma racconterebbe soltanto di un privilegio concesso a una donna unica, senza alcuna rilevanza per la nostra vita. Non si tratta di privilegi esclusivi, ma di doni che rivelano possibilità aperte a ogni essere umano. Proprio nella sua umanità comune alla nostra, Maria mostra di che cosa è capace una creatura quando si affida a Dio e quando Dio vi scommette fin dall’inizio. Il suo itinerario umano attraversa tutte le stagioni dell’esistenza: dal fiat dell’annunciazione alla paura del ripudio, all’esultanza del Magnificat con un’altra donna, alla preoccupazione per un figlio difficile da comprendere, fino alla sofferenza del Calvario, dove le è toccata l’esperienza più lacerante per una madre».
E sul piano della verità rivelata?
«Ricordiamo che “Assunta” significa essere attirata in cielo. Questa verità risveglia ogni creatura umana: la fiducia in Dio tocca la vita intera nella sua complessità biologica, psichica e spirituale. Il dogma dell’Assunzione afferma che nella morte Maria non smette di essere colei che ha messo al mondo Dio, a tutti i livelli della sua esistenza, compresi quelli più materiali e concreti. Il significato vale anche per noi: al momento della morte, Dio non si disinteresserà dei nostri corpi, delle ferite e delle gioie che vi sono inscritte, delle parole impresse nella carne. Una risurrezione piena che salva le storie per intero. Non c’è salvezza senza corpi ed è per questo che ciò che facciamo o non facciamo alla più piccola delle creature tocca in qualche modo Dio stesso».
E quanto alla vocazione alla quale siamo chiamati?
«Maria è maestra di speranza nel senso evangelico più pieno. Il Magnificat è un canto venuto dalla povertà, dalla miseria, dall’umiltà che ci costringono ad abbassare lo sguardo a terra. Risuona ancora oggi come profezia che anticipa la venuta del Messia ma anche come annuncio di una trasformazione profonda che tocca le strutture stesse della società. Nel sì di Maria si raccolgono tutti gli assensi a rendere generativa la propria vita e giusto il nostro mondo, perché in quel sì accade una salvezza che tocca tutti i corpi: salva gli oppressi dalla violenza, gli affamati dalle guerre e dagli squilibri sociali, gli umiliati; provoca chi nella ricchezza non aveva mai scoperto le proprie mani vuote. La vocazione umana rivelata dall’Assunzione non è la fuga dalla materia ma la sua trasfigurazione. La fioritura della vita si realizza nell’ospitarne altre, dentro e fuori di sé, in solitudine e nelle comunità. La fede diventa così il coraggio di avere una storia con Dio e di lasciarsi coinvolgere nel mondo, amato fin dal principio tanto da ricevere il dono del Figlio».
Una verità che illumina il nostro destino…
«La materia è chiamata a partecipare alla gloria divina. Ciò significa che la cenere che diventeremo non è indice di dissoluzione ma di trasfigurazione. Questa gloria attende noi, ma vale anche per il cosmo, mai come oggi messo a dura prova dal nostro cattivo modo di abitarlo. L’Assunzione, dunque, può diventare una forma di resistenza alla mancanza di cura delle vite e del mondo».
Questo dogma quale luce getta sulla realtà, l’identità e la missione della Chiesa - e di una Chiesa che si interroga sul “principio mariano-petrino” e sulla presenza e il ruolo delle donne?
«Nel cristianesimo cattolico la figura di Maria oscilla tra due funzioni: la donna ideale e la figura della Chiesa. Entrambe le immagini rischiano di essere disincarnanti. La donna idealizzata corrisponde a sogni patriarcali e accende una luce impietosa - e artificiale - sulle donne reali. La lettura puramente ecclesiologica fa scomparire Maria come donna singolare, utilizzandola per una Chiesa che fa spazio al femminile solo se etereo e spiritualizzato. Se il dogma dell’Assunzione smettesse di essere riletto attraverso questi modelli - tra cui il principio mariano-petrino nel quale il femminile è carismatico, emotivo e ispirante mentre il maschile appare ministeriale, razionale e dominante - potrebbero emergere significati più fecondi. La Chiesa cattolica potrebbe valorizzare e riconoscere in modo più concreto la presenza femminile, potrebbe vivere una spiritualità con maggiore radicamento politico e giustizia sociale, potrebbe ricordare che il popolo di Dio ha una propria autorevolezza magisteriale e che la sinodalità è il modo stesso in cui lo Spirito lo guida. Maria, madre di Dio, è anche nostra sorella».
Infine: cos’ha da dire questo dogma - non solo ai credenti ma all’intera società del nostro tempo - della visione cristiana del corpo e del nostro essere umani nel cammino della storia?
«Il corpo è il luogo in cui la vita accade e il cristianesimo ha fatto di questa verità il cardine stesso della salvezza. In un’epoca che oscilla pericolosamente tra la virtualizzazione crescente delle relazioni umane e l’ossessione superficiale per l’immagine corporea, l’Assunzione di Maria offre una prospettiva genuinamente rivoluzionaria: il corpo non è né una prigione da cui liberarsi attraverso fughe spiritualistiche, né un semplice oggetto da consumare secondo le logiche del mercato, ma lo spazio sacro in cui si compie la salvezza».
Ebbene: questa comprensione quali conseguenze può avere sulla cultura contemporanea?
«Conseguenze profonde e concrete. Se il corpo di Maria - corpo di donna, corpo che ha generato, sofferto, amato - è riconosciuto come degno della gloria celeste, allora ogni forma di violenza perpetrata contro i corpi umani, specialmente quelli femminili così spesso ridotti a oggetto di violenza o mercificazione, costituisce non solo un crimine ma un vero sacrilegio. La dignità corporea proclamata dall’Assunzione diventa così un argine potente contro ogni forma di strumentalizzazione della persona. Nel contempo il dogma ci mette in guardia contro ogni forma di spiritualismo disincarnato che, disprezzando la materialità dell’esistenza, tradisce alla radice il messaggio cristiano dell’Incarnazione. L’Assunzione ci ricorda che la salvezza non avviene nonostante il corpo, ma attraverso il corpo e con il corpo. Questo significa che le nostre ferite, le nostre gioie, le tracce lasciate dal tempo e dalle relazioni non sono ostacoli da superare ma parte integrante di ciò che sarà trasfigurato nella gloria. Per la società contemporanea, sempre più divisa tra chi fugge nel virtuale e chi idolatra l’apparenza fisica, l’Assunzione propone una terza via: quella di un corpo abitato con consapevolezza, rispettato nella sua dignità, curato nelle sue fragilità, celebrato nella sua capacità di generare vita e bellezza. Un corpo che, come quello di Maria, sa essere dimora dell’infinito proprio nella sua umanità concreta e vulnerabile».
© Riproduzione riservata
Commenti recenti