L’Ucraina prega per il buon esito del vertice fra Trump e Putin
G.G. - da www.avvenire.it - mercoledì 13 agosto 2025
Nel Paese invaso la Giornata mondiale di preghiera per la pace assume un significato speciale alla vigilia dell’incontro in Alaska. L’arcivescovo Shevchuk: il Signore metterà fine alla guerra
Assume un significato particolare in Ucraina la Giornata mondiale di preghiera e digiuno per la pace in programma domani 14 agosto. Perché si tiene a poche ore dal summit fra Donald Trump e Vladimir Putin che si svolgerà il 15 agosto in Alaska e che ha al centro proprio il futuro della guerra in Ucraina. Così l’appuntamento di preghiera diventa occasione per chiedere al Signore il buon esito dell’incontro al vertice. Come ha annunciato il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, durante l’ultima celebrazione che ha presieduto nella Cattedrale della Risurrezione a Kiev.
A Kiev il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk - Ugcc.ua
«Questa settimana si conclude la Quaresima dell’Assunzione - ha detto Shevchuk riferendosi alla tradizione orientale che prepara alla solennità mariana -. Il 14 agosto il mondo intero vivrà la Giornata di digiuno e preghiera per la pace. E il giorno dopo è previsto un incontro dei presidenti in Alaska durante il quale si discuterà della questione della conclusione del conflitto». Poi lanciando un appello, ha esortato: «Invito tutti i fedeli della nostra Chiesa e tutte le persone di buona volontà a vivere con particolare intensità e serietà l’ultimo giorno della Quaresima dell’Assunzione. Crediamo che il Signore ascolterà coloro che digiunano, pregano e lavorano e sarà con noi, aiutandoci a sopravvivere e a porre fine a questa guerra ingiusta».
La mobilitazione di preghiera per la pace è promossa dall’Unione Internazionale delle Superiore Superiori alla vigilia della festa liturgica dell’Assunzione di Maria. Speciali intenzioni di preghiera saranno ai Paesi e alle regioni in cui persistono guerre e crisi umanitarie: Gaza, Sudan, Ucraina, Haiti, Repubblica Democratica del Congo, Siria e Myanmar. Nazioni ferite dove i volti sono segnati dal dolore, le città e i villaggi dalle case distrutte, la società dalle famiglie smembrate. A pagare il prezzo più alto sono spesso le donne e i bambini, ricordano i promotori. «Non possiamo aspettare. La pace si costruisce. E si costruisce insieme», si legge nel testo che presenta l’iniziativa.
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