La solennità
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Genova, la nave saudita e l’invio di armi: perché si è aperta un’indagine

Elisa Campisi - da www.avvenire.it - sabato 9 agosto 2025

L’inchiesta dopo l’esposto di Usb per gli armamenti trovati nella nave saudita Bahri Yanbu: i sindacati ottengono lo stop di altro materiale bellico. Il segnale dato dai camalli ha fatto scuola

«Le parole iniziano a non bastare più. Se volevate farci arrabbiare, ci siete riusciti», così giovedì scorso il Collettivo autonomo lavoratori portuali (Calp) aveva motivato la protesta che si è svolta ieri contro la presenza e il passaggio di armi nel porto di Genova. Al centro della vicenda la Bahri Yambu, la nave saudita partita dal porto americano di Dundalk e ora a Genova, nella quale sono presenti mezzi anfibi militari statunitensi e casse di munizioni, classificati come materiale esplosivo, e dove stavano per essere imbarcati altri armamenti. Fatti che hanno insospettito i lavoratori e mobilitato diversi sindacati: da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti all’Unione Sindacale di Base (Usb). Quest’ultima ha presentato un esposto per il carico presente sul cargo, ipotizzando una possibile violazione della legge 185 del 1990 che regola l’esportazione e il transito di armamenti dal territorio italiano: un’ipotesi che adesso è al vaglio della procura di Genova, che ha aperto un fascicolo di indagine.

Ma come siamo arrivati a questo punto? Giovedì mattina era già in corso un presidio cui hanno preso parte portuali, attivisti e movimenti pacifisti, convocato per chiedere chiarezza sulla presenza di armamenti nei traffici portuali e sulle destinazioni finali dei carichi. A innescare la mobilitazione era stata una segnalazione dei giorni scorsi relativa a un presunto carico bellico al terminal Gmt. Durante la mobilitazione una delegazione di Calp e dei rappresentanti sindacali aveva incontrato l’Autorità Portuale e la Prefettura per chiedere chiarimenti e l’istituzione di un osservatorio permanente sul traffico di armamenti. Non è la prima volta infatti che i lavoratori manifestano la propria preoccupazione rispetto alla possibilità che delle armi in transito nel porto di Genova finiscano poi in scenari di guerra come quello di Gaza. Solo qualche giorno fa le proteste sindacali hanno evitato l’attracco di un’altra nave, la Cosco Pisces, che trasportava container con armamenti destinati proprio a Israele.

Per quanto riguarda quest’ultimo caso, invece, tutto è precipitato quando proprio nelle ore di mobilitazione alcuni portuali hanno scoperto e fotografato mezzi militari americani e diversi container carichi di materiali esplosivi a bordo della Bahri Yambu, una nave saudita attraccata proprio al terminal Gmt. Dopo la scoperta del carico pronto a partire dal porto italiano, oltre all’esposto i sindacati hanno annunciato un’ulteriore mobilitazione e il blocco della nave. «Ci è stato detto che le armi non sono destinate a Israele e i documenti sono regolari, ma aspettiamo di vedere la documentazione vista soprattutto la storica alleanza tra Usa e Israele», ha spiegato José Nivoi di Usb.

La vicenda si è complicata ulteriormente quando i camalli, sempre giovedì, hanno scoperto che oltre alle forniture belliche già presenti a bordo, doveva essere imbarcato altro materiale militare, in particolare un cannone destinato a una nave della Fincantieri nel porto di Abu Dhabi. Il sindacato Usb, che su questa questione era stato rassicurato su un incontro con l’Autorità di sistema portuale, ha comunque deciso di indire uno sciopero «per tutelare il singolo lavoratore che decida di astenersi dalla specifica mansione di caricare quell’arma». E senza mezzi termini hanno ribadito che «per noi il porto di Genova non deve diventare un hub logistico del settore militare, ma un hub per il turismo e il commercio; sul settore armi non ci stiamo».

Dopo la mobilitazione, ieri Filt Cgil ha incontrato l’Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale: «Abbiamo ribadito ulteriormente la nostra posizione di non imbarcare le armi presenti nel terminal. Inoltre successivamente a questo incontro abbiamo ricevuto informazione da parte del terminal Gmt che l’agenzia marittima avrebbe dato comunicazione che non imbarcherà il materiale bellico interessato», hanno spiegato, promettendo di continuare «a monitorare che quanto detto venga rispettato». Mentre Filt Cigl incassa lo stop all’imbarco del cannone, Usb fa sapere di attendere ancora le carte sul carico già a bordo. «A questo punto confidiamo negli esiti dell’inchiesta», ha aggiunto il delegato Nivoi.

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