Il rito delle stelle cadenti, la lezione del martirio: chi è san Lorenzo
Tommaso Piccoli - da www.avvenire.it - venerdì 8 agosto 2025
Pascoli gli dedicò una poesia, gli astri sarebbero lacrime versate durante il suo sacrificio. Lui viene ricordato come patrono di diaconi, pompieri e cuochi e invocato contro scottature e ustioni
Presto si celebrerà la festa di san Lorenzo, il diacono e martire morto a Roma il 10 agosto del 258. A soli 33 anni. Una solennità che sarà vissuta, in modo significativo, in molte diocesi della nostra Penisola. In particolare, come è tradizione a Genova, Perugia, Grosseto, Alba e Tivoli si terranno delle celebrazioni eucaristiche dedicate a questo santo.
Il 10 agosto è una data conosciuta in tutto il mondo come la “notte di San Lorenzo” in cui si contempla con il naso all’insù il cielo, nella speranza di vedere una meteora, cioè una stella cadente ed esprimere un desiderio che si crede venga esaudito. Per un’antica consuetudine le stelle cadenti sarebbero le lacrime versate da Lorenzo durante il suo martirio.
Il santo, infatti, secondo la leggenda, fu martirizzato (su una graticola, il suo emblema). In ogni caso, la tradizione di questa notte ha creato un’atmosfera carica di aspettative: si crede infatti che si possano avverare i desideri di tutti coloro che si soffermino a ricordare il dolore di san Lorenzo, e il rituale più diffuso prevede che a ogni stella cadente si pronunci l’avvenimento auspicato. Celebre, a questo proposito, è la poesia di Giovanni Pascoli, che interpreta la pioggia di stelle cadenti come lacrime celesti, intitolata appunto, dal giorno dedicato al santo, X agosto: «San Lorenzo, io lo so perché tanto / di stelle per l’aria tranquilla / arde e cade, perché si gran pianto / nel concavo cielo sfavilla…». Anche per la storia originale e controcorrente del suo martirio san Lorenzo è il patrono dei diaconi, pompieri e cuochi. Viene invocato contro le scottature, le ustioni e le lombaggini.
Ma chi era questo personaggio che ha tanto segnato la storia della Chiesa dei primi secoli?
Lorenzo è un giovane spagnolo, nato probabilmente nel 225 a Huesca (Aragona). Di famiglia benestante, compie gli studi di teologia a Saragozza. Un incontro è per lui decisivo: quello con un suo maestro, il futuro papa Sisto II. Venuto a Roma, centro della cristianità, si distinse per la sua pietà, carità verso i poveri e l’integrità di costumi. Grazie alle sue doti, Sisto II lo nominò diacono della Chiesa, meglio capo dei diaconi (arcidiacono). Doveva sovrintendere all’amministrazione dei beni, accettare le offerte e custodirle, provvedere ai bisognosi, agli orfani e alle vedove.
Per queste mansioni Lorenzo fu uno dei personaggi più noti della prima cristianità di Roma ed uno dei martiri più venerati, tanto che la sua memoria fu ricordata da molte chiese e cappelle costruite in suo onore nel corso dei secoli. Venne condannato a morte: secondo la tradizione fu bruciato vivo, ma probabilmente fu decapitato come gli altri cristiani.
Il suo martirio è una suprema prova di amore. Il Papa san Leone Magno, in una omelia, ha commentato così il suo supplizio: «Le fiamme non poterono vincere la carità di Cristo; e il fuoco che lo bruciava fuori fu più debole di quello che gli ardeva dentro». Ed ha aggiunto: «Il Signore ha voluto esaltare a tal punto il suo nome glorioso in tutto il mondo che dall’Oriente all’Occidente, nel fulgore vivissimo della luce irradiata dai più grandi diaconi, la stessa gloria che è venuta a Gerusalemme da Stefano è toccata anche a Roma per merito di Lorenzo».
Fin dai primi secoli del cristianesimo, Lorenzo viene generalmente raffigurato come un giovane diacono rivestito della dalmatica, con il ricorrente attributo della graticola o, in tempi più recenti, della borsa del tesoro della Chiesa romana da lui distribuito, secondo i testi agiografici, ai poveri. Gli agiografi sono concordi nel riconoscere in lui il titolare della necropoli della via Tiburtina a Roma. Qui, infatti, il corpo del martire fu deposto in una tomba. In questo luogo, in cui oggi sorge adiacente il cimitero capitolino del Verano, l’imperatore Costantino fece erigere una basilica. L’attuale chiesa che accoglie e custodisce le spoglie del martire si chiama oggi San Lorenzo fuori le mura. La basilica costantiniana fu restaurata nel XX secolo dopo i danni provocati, durante la Seconda Guerra mondiale, dal bombardamento americano su Roma del 19 luglio 1943. La Città Eterna custodisce al suo interno, nel rione Monti, un altro luogo di memoria di questo gigante della fede: la chiesa di San Lorenzo in Panisperna. Qui, secondo la tradizione, subì il martirio il diacono Lorenzo. Secondo alcune fonti il nome deriverebbe dalla consuetudine, da parte di frati e clarisse, di distribuire ai poveri, il 10 agosto, «panis et perna», pane e prosciutto.
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