Terra Santa
ott 08

Così la burocrazia sta frenando lo sviluppo delle comunità energetiche

di Paolo Lambruschi -  Da www.avvenire.it - 8 ottobre 2025

A oggi risultano circa 600 Cer qualificate, per una potenza complessiva di 50 MW, un risultato modesto. Soldi non spesi e scadenze strette i nodi da sciogliere

I soldi per le comunità energetiche ci sono, ma l’Italia non riesce a spenderli. I motivi? Troppa burocrazia e le scadenze strette per usare i fondi del Pnrr. L’Italia, si sa, è uno dei Paesi europei con i costi dell’energia più alti ed è ben lontana dagli obiettivi di copertura della domanda con le rinnovabili che si è data con il Pniec, il Piano nazionale integrato energia e clima.

Recentemente è stata superata la soglia di 2 milioni di impianti fotovoltaici funzionanti, ma sono ancora troppo pochi gli impianti di grande scala tesi a sostituire le grandi centrali a gas. I tempi lunghissimi di approvazione e le forti limitazioni alle aree ammesse sono i principali ostacoli. Una forma innovativa per aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili è costituita dalle Comunità energetiche rinnovabili, le Cer. Hanno personalità giuridica non-profit e ne fanno parte sia soci che producono energia da fonti rinnovabili che soci consumatori. Chi produce energia con un impianto fotovoltaico, ad esempio, ne consuma di norma solo una parte e quella eccedente la immette in rete. Se l’energia viene consumata da un altro socio, alla Cer viene riconosciuta una tariffa incentivante. Gli importi così ricavati verranno poi redistribuiti agli stessi soci, secondo criteri definiti nel regolamento, e destinati a scopi sociali, per esempio a sostegno delle famiglie a rischio di povertà energetica. Questa formula si sta diffondendo ad esempio nelle parrocchie.

In prospettiva le Cer possono allargare il loro campo d’azione non solo ottimizzando i flussi degli scambi di energia tra i soci, ma anche fornendo servizi di efficienza energetica, di domotica, di ricarica di vetture elettriche, di vendita dell’energia prodotta e non autoconsumata fino ad evolvere in quei “distretti rinnovabili”, veri e propri motori della rivoluzione energetica. Le Comunità energetiche hanno ambiziosi traguardi anche nel Pniec. Dispongono difatti di fondi per l’incentivazione fino al raggiungimento di una potenza complessiva di 5GW e possono avere contributi del Pnrr a fondo perduto per la realizzazione o il potenziamento di nuovi impianti fotovoltaici di soci pari al 40% del costo degli impianti.

Inizialmente questi contributi erano riservati solo a impianti localizzati in piccoli Comuni inferiori a 5.000 abitanti. Successivamente sono stati estesi anche ai Comuni fino a 50.000 abitanti, con l’allungamento dei termini di presentazione delle domande fino al 30 novembre 2025 e l’aumento dell’anticipo dei fondi sale dal 10% al 30%. Malgrado questo allargamento delle maglie, i fondi Pnrr allocati - 2,2 miliardi di euro - sono ancora largamente inutilizzati, dato che a maggio risultano qualificate dal Gestore dei servizi energetici, cioè ammesse alla tariffa incentivante, circa 600 Comunità energetiche con una potenza complessiva degli impianti di circa 50MW. I contributi Pnrr concessi ammontano a circa 25 milioni di euro.

Come mai l’Italia è così indietro? Anzitutto le procedure di qualifica e di concessione dei contributi Pnrr risultano estremamente farraginose e complesse. I tempi di risposta del gestore sono molto lunghi e, malgrado sia fissato dalle regole operative un termine di tre mesi per la risposta, questa scadenza viene raramente rispettata. Inoltre, la domanda da inviare al Gestore per via telematica richiede competenze e attenzioni non alla portata di tutti e comporta spesso la consulenza di esperti, ha anch’essa tempi lunghi e in più non è ancora operativa la procedura per l’assegnazione dei fondi. Di conseguenza chi, avuta la conferma dell’accettazione, ha avviato i lavori si trova esposto per importi che possono essere impegnativi senza la certezza della data di conferimento del contributo.

Evidentemente la macchina operativa del Gestore, già in difficoltà nel rispondere alle richieste dei Comuni fino a 5.000 abitanti, non ha sopportato il sovraccarico proveniente dai Comuni fino a 50.000 abitanti. È necessario quindi che vengano potenziati in fretta il personale e gli uffici del Gestore dedicati alle Cer. Altrimenti il rischio di non riuscire a spendere i fondi del Pnrr entro i tempi ammessi dalla Commissione europea per avviare le comunità energetiche è sempre più concreto.

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