Gioventù sprecata VANGELO DI DOMENICA 24 aprile 2011 - S. Pasqua
apr 14

(ci risponde R. B. in merito all’incontro del 3 marzo 2011 su “Dignità del lavoro manuale: Necessità e/o opportunità di lavoro” )

Senz’altro la “e”, anche se tra le due viene prima la necessità. Darsi da fare per i piccoli lavori in casa, oppure dare una mano per quelle faccende domestiche che tradizionalmente sono ‘appannaggio’ delle casalinghe, è davvero una necessità, ma anche una cosa molto ‘educativa’, cosa che forse abbiamo trascurato nell’educare i nostri figli. Ma anche per gli adulti è educativa (una vera e propria “educazione permanente”, quella cui si dovevano dedicare tutti i monaci, anche quelli dediti allo studio.

Si tratta del lavoro più antico e più semplice del mondo.  Se si riesce bene in qualche cosa di particolare poi, si può offrire ad altri (i vicini ci sono ancora?) la propria abilità e quindi si comincia ad entrare nel mondo del lavoro, inteso come scambio di ’servizi’  (il lavoro è sempre un ’servizio’), pagati magari da uno scambio reciproco, oppure, perchè no, con doni (dato che in nero non è il caso).

Però quando si parla di “opportunità di lavoro” si intende ben altro, si intende qualcosa che possa dare una certa sicurezza, una fonte relativamente stabile di guadagno, si pensa all’artigianato o alle varie manovalanze. L’artigianato diventa sempre più una cosa di lusso, un’arrività di nicchia, sia per i lavoranti che per i clienti: non può competere con la produzione standardizzata. Le manovalanze invece sono ancora una necessità, ma sempre meno richiesta, dato lo svliluppo dell’automazione e della disponibilità di energia non-umana (l’esaurimento del petrolio e del gas è lontano e, quando ci arriveremo avremo trovato le energie alternative). Una necessità meno richiesta dal punto di vista dell’imprenditore, ma anche da quello del ‘prestatore d’opera’, a causa dell’educazione che ha emarginato il lavoro manuale. Questo perchè, dopo due secoli di sviluppo industriale, si è confusa l’esigenza di un ‘miglioramento’ delle condizioni di vita con l’abbandono del lavoro manuale. Il lavoro manuale invece è apprezzato da chi (pochi) è rimasto legato alla campagna: nonostante la meccanizzazione infatti l’attività agricola ha mantenuto una notevole affezione al lavoro manuale, sempre necessario e abbastanza creativo.

Ma se noi non lo apprezziamo più, ci sono alle nostre frontiere molti ’stranieri’ disposti a farsene carico …

 

 

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