VANGELO DI DOMENICA 3 aprile 2011 VANGELO DI DOMENICA 10 aprile 2011
mar 31

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Perché bottegaio?
Tradizione di famiglia. Finito le scuole non ho trovato di meglio che continuare l’attività familiare.
In che periodo ha iniziato l’attività?
Dai primi anni settanta. Ho continuato l’ attività che i miei genitori avevano iniziato  alla fine degli anni quaranta.
Come era organizzato il lavoro?
Era organizzato in modo tale che i clienti potessero trovare sugli scaffali tutti i prodotti necessari per la gestione della casa, dagli alimentari ai prodotti per la pulizia. In caso di richieste particolari si faceva di tutto per soddisfarle.
 Come erano le botteghe di una volta?
Le possiamo paragonare a quelle che oggi ci sono ancora nei piccoli paesi, dove le persone si conoscono per nome e sono nate e cresciute insieme.
Era diverso il suo lavoro da quello dei suoi genitori?
Era diverso il tempo di impegno, loro lavoravano anche alla domenica. I prodotti erano tutti sfusi, si vendevano a etto, sfuso era anche il vino e l’ olio. I pollami venivano acquistati vivi e preparati in casa.
Come si svolgeva la giornata di lavoro?
Ai miei tempi si iniziava alle 7.30 del mattino per finire alle 20 di sera con un intermezzo di un paio di ore. Il giorno di chiusura era la Domenica e il lunedi pomeriggio, che era dedicato ai rifornimenti. Si può dire che l’orario del negozio era adeguato alle esigenze dei clienti.
Come era organizzata la spesa delle clienti?
Generalmente, dato che erano quasi tutte casalinghe, la spesa consisteva nell’aquisto di quello che serviva giorno per giorno. Più tardi, quando le donne hanno cominciato a lavorare fuori casa, gli acquisti consistevano anche in provviste per più giorni.
Ha notato altri cambiamenti?
Ad un certo momento la donna ha cessato di essere solo massaia e sono cambiate anche le abitudini alimentari. Questo si notava maggiormente durante le feste. Hanno cessato di preparare alcuni piatti come gallina ripiena, tacchino arrosto, ravioli fatti in casa e si è cominciato a consumare pietanze nuove come salmone, caviale, bresaola, speck, pomodori d’ inverno e arance d’ estate.
Cosa rappresentava la bottega?
La bottega era un punto di riferimento del rione. Si può dire che era  come un orologio, perché scandiva le ore del giorno. Gli abitanti della zona si basavano per i loro impegni sull’ orario di apertura e di chiusura del negozio.
Rappresentava qualcos’altro?
Era anche un punto di aggregazione che permetteva di incontrarsi, di scambiare pareri e impressioni, dialogare. Era il posto dove il nuovo arrivato poteva fare conoscenze e integrarsi. La quotidianità degli incontri faceva in modo che si instaurassero rapporti di amicizia, confidenziali, che permetteva di parlare anche di cose personali. Era insomma uno dei centri vitali del rione, dove ci si scambiavano pareri e impressioni e dove si poteva misurare anche lo sviluppo sociale cittadino.
Che rapporto aveva con i suoi clienti?
La continua frequentazione faceva in modo che i rapporti fossero confidenziali e improntati anche a stima personale, questo faceva in modo che c’ era partecipazione reciproca a gioie e dolori. Non era raro che in momenti di difficoltà si dava la possibilità di acquistare a credito e di rimandare il pagamento a momenti più fortunati. Devo dire che in certi periodi l’ acquisto a credito era una pratica molto diffusa, ma non ricordo persone che non abbiano onorato il loro debito.
Conclusione?
La conclusione è che oggi, con l’ avvento dei centri commerciali, delle nuove esigenze sociali e delle abitudini familiari, le botteghe tradizionali nei grandi centri urbani sono scomparse. Questo ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile per quanto riguarda la possibilità che essa permetteva di relazioni e di conoscenza tra le persone del rione. E la conoscenza come tutti sanno rende le persone più aperte e libere.

Fa la spesa me ucasiôn
pâr un mument ad distrasiôn
e pâr fa cunversasiôn
cun la gèent dal to riôn.

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