L’aborto rifiutato CEI
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«Vaccinarsi è un impegno morale, è così che ci si salva insieme»

Renzo Pegoraro - da www.avvenire.it venerdì 15 gennaio 2021

Il cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita riassume e chiarisce il giudizio su vaccini e vaccinazione ispirato alla visione cristiana dell’uomo, ai princìpi evangelici e al Magistero

Papa Francesco ha definito l’impegno a vaccinarsi contro il Covid-19 una «azione etica», a cui lui stesso ha aderito, ricordandolo anche nell’intervista a Mediaset del 10 gennaio.
Aver realizzato dei vaccini contro questa pandemia (ormai sono numerosi quelli in fase avanzata di sviluppo) rappresenta un risultato sorprendente della scienza, avendo ottenuto in tempi rapidi un farmaco fondamentale per debellare l’infezione. L’impegno su scala mondiale di tanti scienziati e di istituzioni pubbliche e private, la disponibilità di conoscenze scientifiche già maturate in ambito virologico e oncologico, i rilevanti finanziamenti e la riduzione di certi passaggi burocratici, hanno permesso di avere in pochi mesi vaccini sperimentati, sicuri e approvati dalle autorità competenti, viste, inoltre, le attuali condizioni di emergenza. Vaccinando ora un grande numero di persone si potrà offrire una reale protezione e studiare in seguito la durata dell’immunità, per definire più precisamente i protocolli futuri.
Tutto questo percorso è stato oggetto di riflessione etica, anche da parte della Chiesa cattolica, considerando l’intero “ciclo di vita” del vaccino, dalla produzione alla sua approvazione, fino alla distribuzione e somministrazione.
In ambito cattolico è giunta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede una «Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti Covid-19», pubblicata il del 21 dicembre 2020, con la quale si conferma quanto già in precedenza indicato dalla stessa Congregazione nel 2008 e anche dalla Pontificia Accademia per la Vita nel 2005 e 2017, riguardo alla produzione di vaccini che utilizzano linee cellulari provenienti da tessuti ottenuti da due aborti avvenuti nel secolo scorso. Tale nota afferma che si può «considerare moralmente lecito l’uso di questi vaccini» perché la «cooperazione al male (cooperazione materiale passiva) dell’aborto procurato da cui provengono le medesime linee cellulari da parte di chi utilizza i vaccini che ne derivano è remota». E si deve considerare il contesto di una grave pandemia in atto non altrimenti contenibile. Così si risponde alle obiezioni di chi sollevava perplessità nei confronti di tali processi di preparazione del vaccino (procedure utilizzate già da tempo per altre malattie contagiose). L’auspicio è di arrivare a vaccini che superino anche questo tipo di cooperazione, ma ora è urgente la responsabilità di vaccinarsi. A tale proposito si ricorda che i vaccini già approvati in Usa e in Europa sono prodotti da Pfizer-BioNTech e Moderna con la tecnologia dell’Rna messaggero (cfr Accademia dei Lincei, Vaccini Covid-19, 1° novembre 2020), e non usano le suddette linee cellulari per la produzione vaccinale, ma solo per alcuni test in laboratorio.
Il 29 dicembre 2020 è stata pubblicata la Nota della Commissione vaticana Covid-19 in collaborazione con la Pontificia Accademia per la Vita «Vaccino per tutti: 20 punti per un mondo più giusto e sano». Come riporta il titolo, è fondamentale e urgente che i vaccini approvati siano resi disponibili in ogni parte del mondo, anche nelle zone più povere e remote. Papa Francesco l’ha ricordato più volte e ultimamente nel suo messaggio Urbi et Orbi di Natale, perché «in questo tempo di oscurità e incertezze per la pandemia, appaiono diverse luci di speranza, come le scoperte dei vaccini. Ma perché queste luci possano illuminare e portare speranza al mondo intero, devono stare a disposizione di tutti». È quindi da incoraggiare la produzione del vaccino attraverso una «operazione collaborativa tra Stati, imprese farmaceutiche e altre organizzazioni in modo che possa essere simultaneamente realizzata in diverse zone del mondo. Come è stato possibile - almeno in parte - per la ricerca, così anche in questo ambito è auspicabile una sinergia positiva: si potrebbero così valorizzare gli impianti di produzione e distribuzione disponibili nelle diverse aree in cui i vaccini verranno somministrati, sulla base del principio di sussidiarietà» (Nota della Commissione Vaticana Covid-19 Vaccino per tutti. 20 punti per un mondo più giusto e sano, n. 9).
Occorre inoltre definire le priorità di somministrazione. C’è un generale accordo in molti Paesi di iniziare dal personale sanitario e dagli operatori e ospiti di Rsa e Case di riposo e quindi procedere con altri soggetti impegnati in servizi pubblici essenziali (forze dell’ordine, scuola) e con gruppi di persone più vulnerabili e fragili. È necessario definire criteri etici e organizzativi, con azioni a livello internazionale e locale per favorire questo accesso universale ai vaccini, evitando che i Paesi più ricchi creino una specie di prenotazione di grandi quantitativi, lasciando ai Paesi poveri minori e tardive possibilità di vaccinazione. Entrambe le Note citate sollecitano a questa attenzione per evitare ulteriori ingiustizie e discriminazioni.
A livello personale, e anche come credenti singoli e comunità cristiane, si può riconoscere una responsabilità morale a vaccinarsi per tutelare la propria salute e quella degli altri, specialmente di quelli impossibilitati a farlo a causa della presenza di altre patologie, in vista di raggiungere una sufficiente “immunità di gregge” a tutela di tutti i soggetti.
Va anche ricordato che l’ammalarsi di Covid-19 determina un aumento di ricoveri in ospedale con conseguente sovraccarico per i sistemi sanitari, fino a un possibile collasso, ostacolando l’accesso alle strutture sanitarie di altri malati, spesso altrettanto o più gravi. Vi è la responsabilità di praticare una reale solidarietà, alla luce di quel “noi” su cui insiste fortemente papa Francesco, perché con la vaccinazione ci salviamo insieme. Il rapporto tra salute personale e salute pubblica esprime una interdipendenza e profondo legame che va curato da tutti.
La pur doverosa e costante denuncia dell’aborto non può giustificare la pretesa di dare «una testimonianza profetica», come detto da qualcuno, rifiutando il vaccino. La cura per sé e per gli altri è un impegno morale, e come ha detto papa Francesco «oggi si deve prendere il vaccino».
Dall’altra parte è importante anche informarsi, eventualmente parlarne con il proprio medico di fiducia, sciogliere dubbi e superare pregiudizi e paure non giustificate. Un clima di fiducia verso scienziati e medici e un atteggiamento di partecipazione e speranza aiuterebbero a esprimere in pratica quella solidarietà che ci aiuterà a uscire insieme dalla pandemia, presto e tutti.

Monsigor Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita

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